Willink Jocko Babin Leif - 2015 - Mai dire ma by Willink Jocko Babin Leif

autore:Willink Jocko Babin Leif [Willink Jocko Babin Leif]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Self-Help, Personal Growth, General
ISBN: 9788858521847
Google: WJaEDwAAQBAJ
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2019-01-21T23:00:00+00:00

2. Operations Order: ordine operativo, il ragguaglio pre-missione che spiega i dettagli dell’operazione ai membri della squadra.

7

Stabilire priorità e agire

Leif Babin

Ramadi centromeridionale, Iraq: il vespaio

Per tutto il giorno raffiche assassine di mitragliatrice martellarono la nostra posizione, mandando in pezzi le finestre e crivellando le pareti interne, ognuna con la violenza e l’energia di una mazza vibrata con tutte le forze. Alcuni erano proiettili perforanti e attraversavano le spesse pareti di cemento del basso muro che circondava il tetto. Tutto ciò che la nostra unità di SEAL, artificieri e soldati iracheni poteva fare sotto quel fuoco nemico tanto preciso era buttarsi a terra e cercare di non farsi saltare la testa. Le raffiche si schiantavano pochi centimetri sopra di noi e facevano piovere dappertutto frammenti di vetro e di cemento.

«Maledizione! Qualcuno di questi bastardi sa sparare!» urlò un SEAL schiacciato al suolo senza poter neppure alzare la testa. A quell’uscita non potemmo fare a meno di ridere.

I razzi sparati dagli RPG-7 si susseguivano in rapide successioni di tre o quattro, impattando con forza tremenda contro i muri esterni. Eravamo accucciati all’interno dell’edificio, con trenta centimetri di cemento che ci separavano dalle esplosioni laceranti e dagli shrapnel letali. Un razzo errante mancò il bersaglio e passò in alto sopra l’edificio, veleggiando nel cielo caliginoso e senza nuvole dell’estate irachena come una bottiglia razzo del Quattro luglio. Ma se solo uno di quei proiettili avesse colpito una finestra, frammenti seghettati di metallo rovente si sarebbero abbattuti su ogni uomo presente nella stanza.

Nonostante fossimo martellati, tenemmo la posizione nel grande condominio di quattro piani. Quando la violenza dell’attacco diminuì, i nostri tiratori scelti risposero al fuoco con effetti devastanti. Mentre i guerriglieri nemici si muovevano lungo le strade verso di noi, i cecchini spararono colpi su colpi con precisione letale, uccidendo almeno dieci uomini.

Ero il comandante di plotone, responsabile dell’unità, e così andai di stanza in stanza a ogni piano dell’edificio per controllare la situazione e accertarmi che nessuno dei miei fosse stato colpito. Raccoglievo informazioni dai cecchini e comunicavo via radio rapporti della situazione al TOC nel lontano avamposto.

«State bene, ragazzi?» chiesi, entrando in una stanza dove tiratori e mitraglieri dei SEAL erano in posizione mentre altri si prendevano una pausa.

«A posto» fu la risposta.

In un’altra stanza trovai il capoplotone dei SEAL. Proprio in quel momento dalla finestra arrivò del fuoco nemico diretto sulla sua posizione mentre lui si schiacciava contro l’angolo. Si mise a ridere e mi mostrò il pollice alzato. Mitraglieri dei SEAL vennero a chiederci cosa fare e noi li istruimmo di sparare in direzione del nemico; gli uomini si misero a martellare la posizione dei guerriglieri con uno sbarramento di proiettili da 7.62 mm.

Uno dei mitraglieri, Ryan Job, si mise alla finestra sfidando il fuoco nemico per piazzare tre o quattro raffiche contro le posizioni dei guerriglieri. Un gruppo di nemici tentò di avvicinarsi usando un recinto di pecore per camuffare i propri movimenti. Ryan li ingaggiò e respinse l’attacco prima ancora che potesse materializzarsi.

Io lanciai diverse granate da 40 mm su una porta d’ingresso dove uno dei miei uomini aveva visto nemici che ci sparavano.

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